giovedì 1 giugno 2017

28/05/2017: 7^ Moonlight halfmarathon. Jesolo (VE).

Parte da lontano, anzi da lontanissimo la storia di questa settima mezza di Jesolo.
I presupposti per essere un avvenimento epico c'erano tutti, una sfida a tre tra me Cristiano e Gianluca, una torrida giornata di sole, ed un enorme "battage" mediatico messo in piede dal solito inesauribile Denis.
Ma andiamo con ordine.
Subito dopo la mezza di Rovigo, Cristiano decide che è giunto il momento lanciare la sfida per sfilarmi di mano il trofeo Run4fun, che oramai staziona sulla mia mensola da molto, troppo, tempo.
Scoprirò, solo a giochi fatti, che alla base di questa sfida, che alla luce dei precedenti risultati pareva quantomeno velleitaria, c'è stato un allenamento duro, scientifico e metodico, iniziato pochi giorni dopo l'evento rodigino e proseguito durante i due mesi che hanno separato le due gare.

Partiamo poco dopo le 14. E' Paolo che ci farà da autista e che si prenderà cura di noi durante tutto il pomeriggio jesolano.
L'operazione parcheggio è particolarmente complessa. I numeri di questa manifestazione, salgono di anno in anno e di pari passo aumenta da difficoltà di trovare un parcheggio decente se non arrivando ad orari improbabili.
Ci dividiamo i compiti, Paolo e Denis cercheranno un parcheggio, mentre io ed i miei sfidanti ci precipitiamo a ritirare pettorali e pacco gara.
Personalizziamo la maglietta. A suggellare l'importanza della sfida creiamo un piccolo slogan da far scrivere (a caro prezzo)  sulla schiena delle rispettive, coloratissime, maglie tecniche.
La giornata è la più calda dell'anno. Quasi 30 brucianti gradi, "rosolano" i 5000 podisti che attendono, pazienti e rassegnati l'arrivo delle 20.00 per poter scaricare sull'asfalto la preparazione e le ansie dei mesi precedenti.
Cristiano appare teso, ma indecifrabile come il sorriso della Gioconda al contrario io e Gianluca abbiamo già dichiarato obiettivi e strategia.

Arrivano le 8. Lo starter spara un colpo che scatena il consueto fiume umano in direzione Jesolo.
Cristiano è sparito qualche secondo prima della partenza millantando una impellenza corporale urgente. Noi, conoscendolo, sappiamo che sta macchinando qualche malefatta alla Dick Dastardly, ma decidiamo di non fasciarci la testa e di fare la nostra gara.
Rimaniamo nella "target zone" prevista per i primi 9, 10 km poi, Gianluca non risponde al mio invito a rallentare e guadagna qualche metro. Io medito la mia solita rimonta finale e lascio correre il mio antagonista che scoprirò accumulare secondi preziosi nei chilometri che seguono.
Inizia la ciclabile,  siamo poco dopo l'undicesimo chilometro, inizia a fare buio e  mi sento solo e affaticato, cerco di non rallentare ma la testa insiste nel dirmi di fermarmi, che non ce la posso fare, che non ne ho più. Accolgo il ristoro del 16esimo km come un miraggio nel deserto e penso di aver desiderato quei 2 passi, che saranno determinanti nel bene e nel male, come il corpo di una donna dopo un anno di astinenza dal sesso.
Quel chilometro invece di durare 4 minuti e quarantacinque come gli altri durerà 5' e 20 secondi... quaranta secondi in più del dovuto.
Uno scatto d'orgoglio mi impone di riprendere a correre. Affronto la salita del ponte che porta i podisti nel cuore pulsante della località balneare, riesco persino ad inanellare un paio di 1000 in una sorta di trance agonistica a 4':35", ma il rettilineo finale sembra non finire mai. Lo smacco definitivo lo subisco quando mi vedo sfilare dai palloncini dell'ora e quaranta e non solo non  ho la forza di reagire, ma nemmeno quella di capire quello che mi sta succedendo intorno.
Arrivo al traguardo inebetito in 1h 40' e 18", trovo ad aspettarmi Gianluca, stravolto ma tronfio e raggiante per avermi battuto e lo abbraccio con trasporto consapevole di aver comunque dato tutto quello che avevo.
Cerchiamo Paolo e Denis che hanno tentato invano di seguire la gara in sella ad un paio di bici noleggiate il pomeriggio e ci avviamo alla spicciolata verso il parcheggio dopo esserci, cambiato sommariamente io e "docciato" lo Smerd.
Cristiano non arriva, non risponde al telefono, non sappiamo se sia arrivato al traguardo o se non sia nemmeno partito. Poi trapelano notizie dai nostri amici a casa, sembra che abbia tagliato il traguardo pochi minuti dopo di noi, ma allora come mai tanto ritardo?
Dopo qualche decina di minuti di incertezza decidiamo di partire alla sua ricerca. Il piano prevede di cercare il posto dove vengono "ricoverati" i podisti che si sentono male all'arrivo ed infatti è proprio li che lo troviamo, disteso su di un lettino con una flebo infilata nel braccio, lo sguardo perso nel vuoto, abbattuto nel fisico e nel morale.
Aspettiamo con pazienza e con sentimenti contrastanti tra la gioia di averlo trovato e la preoccupazione di vederlo in quelle condizioni, fino a che uno dei tanti medici oberati di lavoro, ce lo riconsegna bianco come un cencio, spaventato ma perfettamente in sesto. 
Chiudiamo questa torrida giornata con la solita "pizzata" in compagnia cercando di alleggerire l'accaduto con la consueta dose di sarcasmo ed una abbondante aneddotica costellata di se e di ma.
Let's run4fun.









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