Lo scorso anno ero letteralmente schiattato dall'invidia nel vedere le foto ed i video della 1^ Venice night trail, postati sui social dai miei amici di corsa.
Questa "atipica" manifestazione aveva solleticato già dalla sua prima edizione il mio interesse, ma se lo scorso anno ero troppo malconcio per poter solo immaginare di parteciparvi, quest'anno, quando le mie condizioni di salute mi hanno permesso di pensarci, era già troppo tardi e le iscrizioni erano già sold out.
Poi un colpo un colpo di scena.
A causa di un grave impedimento di Michele, amico e compagno di mille avventure podistiche, si è potuto realizzare il sogno di partecipare alla Venice Night Trial 2017.
Partiamo alle 17, io ed il Gian, con tutte le migliori intenzioni di passare una bella giornata di sport. Le premesse ci sono tutte: clima perfetto, compagnia super e percorso da favola.
Forte dell'esperienza della passata edizione, Gianluca mi guida nelle scelte e nei percorsi da fare, io lo seguo come un non vedente si affida al suo addestratissimo cane. Cerchiamo in primis di fissare una strategia per il post gara, che per esperienza del Gian appunto, è la fase più critica e caotica. Cerchiamo e memorizziamo sulla mappa la posizione precisa delle "introvabili" docce, impresa che ci costringerà, dopo esserci smarriti per attraverso un dedalo di stradine e calli tutte uguali, a compiere le operazioni pre-gara con un lievissimo affanno.
E'faticoso tenersi d'occhio, controllare la posizione dei propri amici, il buio e le migliaia di lampade che quando ti giri per guardarti indietro, ti abbagliano e ti stupiscono allo stesso tempo, impediscono di distinguere la faccia di chi ti segue permettendoti di identificare solo una sagoma nera.
Io e Gianluca perciò ci chiamiamo ogni tanto. Chi sta davanti per sentire se l'amico è ancora li dietro, chi segue per frenare qualche improvvisa e veemente accelerazione.
E' un susseguirsi di ponti, curve, strettoie, calli, androni e piazze. Lo sguardo passa dalle scarpe, per evitare di mettere un piede in fallo sul fondo forzosamente sconnesso, alle bellezze che ci si presentano davanti: piazzette, pozzi, canali statue e "millemila" leoni, stucchi e chiese il tutto senza soluzione di continuità.
Uno ad uno i chilometri scivolano sotto i nostri piedi e maciniamo strada quasi senza accorgercene, non sappiamo nemmeno esattamente dove siamo ed abbiamo solo 2 certezze: che dobbiamo seguire il fiume luminoso e che ad ogni curva o incrocio ci sarà un volontario con una bacchetta fosforescente che ci indicherà la direzione da prendere ... dobbiamo solo correre e goderci lo spettacolo.
Dopo la foto di rito lascio un Gianluca leggermente provato e provo ad allungare per gli ultimi 2 km. Gli addetti al percorso continuano a dire ai podisti che il ponte che stanno superando è l'ultimo ma a me è sembrato che di ultimi ponti ce ne siano stati parecchi (saranno 51 in totale).
Arrivo, provato, al traguardo e mentre mi ristoro vedo arrivare Gianluca, attardato di qualche minuto. Applichiamo il piano studiato nel pomeriggio e ci dirigiamo presso il C.U.S. Venezia per "goderci" una meritata doccia calda.
A parte le dita rotte che mi costringono ad acrobazie da cirque du soleil per non bagnare la fasciatura, il fatto che mi mancano le ciabatte e che non ho portato il bagno schiuma, è "l'effetto spogliatoio" con tanto di profondo senso di inadeguatezza che avevo evitato in adolescenza non praticando nessuno sport di squadra a provocarmi il disagio maggiore. Devo dire, però, che il risultato della doccia dopo lo sport ha la straordinaria capacità di farti stare bene come una dose di stupefacente.
Chiudiamo la serata, medaglia al collo, con una pizza gigante in un magnifico e affollato locale di Mestre.
Let's Run4fun.
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