E' la terza volta che corro questa mezza maratona di Rovigo ed ogni volta ho l'impressione di correre tra amici, quasi come l'allenamento collettivo mi metà settimana.
L'ho vista nascere, crescere e mi sento quasi come un padre che vede la propria figlia diventare grande e camminare, anzi correre, con le proprie gambe.
Il meteo, a modo suo, è stato clemente: cielo coperto con solo qualche fastidiosa raffica di vento di troppo nei tratti extraurbani.
Obiettivo che pur sembrando ampiamente alla portata, risulta essere decisamente impegnativo per tutti e tre a causa della carenza di chilometri percorsi.
Il clima è comunque da giornata di festa. Ci prepariamo con calma e mentre camminiamo fermandoci a scambiare 2 parole con decine, che dico, centinaia di persone, ci lasciamo "cullare" dagli eventi che ci trasportano, con una serie di automatismi e rituali, lentamente, verso la linea di partenza.

Purtroppo, la ressa è enorme, ed il tentativo di ritrovare la sua maglia gialla tra la folla dei partenti è vano. Mi accodo al Gian ed insieme cerchiamo di farci largo nella calca per poter partire da una posizione decente.
Al contrario delle passate edizione quest'anno niente conto alla rovescia ed il fiacco sparo dello starter sancisce l'inizio della mia terza Rovigo HM.
I primi km scorrono lenti. Formiamo un gruppetto compatto, con i cui componenti ( io, Gianluca, Andrea Biasioli ed Andrea Girello), veleggiamo ad andatura di crociera con l'obiettivo di raggiungere i palloncini dell'ora e quarantacinque.
Poco prima dell'undicesimo, il nostro obiettivo è raggiunto e ci assestiamo "al riparo" dietro il gruppone che si forma sempre in coda ai pacers.
All'altezza del quattordicesimo chilometro, in anticipo sulle mie previsioni, rompo gli indugi e provo ad allungare, sorpasso l'ideale (non troppo a dire il vero) muro formato dai ragazzi con il palloncino sulla spalla, cerco la fuga solitaria. Nessuno dei miei compagni di ventura accetta però passivamente questo mio azzardo e tutti si mettono all'inseguimento.
Dopo una manciata di chilometri dove il mondo sembrava sorridere, arriva inesorabilmente il momento in cui la distanza che hai percorso in allenamento diventa determinante ed il tuo corpo, cominciando dalle gambe e finendo al cervello, con un passaggio obbligato per i polmoni, presenta il conto.
Il cameriere, per me, arriva al 18esimo.
Una piccola salita, seguito dall'aggancio da parte di Biasioli, prendono a schiaffi la mia autostima e mettono due ideali macigni legati alle mie caviglie ed una spirale di pessimismo sembra volermi trascinare a picco.
Finisco poco sotto l'ora e quarantatre tallonato da Andrea e Gianluca e da Girello. Cristiano arriva qualche minuto dopo, stanco ma soddisfatto della sua prestazione che non si attestava su questi ritmi da tempo immemore.
Ci ristoriamo con dovizia, chiacchierando delle nostre rispettive prestazioni.
Let's Run4Fun.
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