Caricati all'inverosimile dalla maiuscola
prestazione ottenuta alla maratona di TREVISO, io, Paolo e Denis abbiamo deciso,
un po' incoscientemente, di tentare il colpaccio alla maratonina dei Dogi che si
correva la domenica successiva con partenza da Fiesso d'Artico.
Nonostante ci avessero quasi tutti sconsigliato ci
siamo alzati di buon mattino e una volta recuperato Patrizio, che prepara come
al solito questa gara con metodo e dedizione per tentare qui di infrangere il
proprio personal best, ci siamo diretti ad Adria per recuperare Paolo ed
Alberto, reduce anche quest'ultimo da una eccellente prestazione alla maratona
di Roma che gli ha lasciato però ben 2 settimane di tempo per il
recupero.
Fortunatamente l'ottimo Paolo aveva come al solito
già ritirato i pettorali per tutti (non finirò mai di ringraziarlo)
permettendoci di percorrere la strada e cercare il parcheggio in tutta
calma.
Un breve riscaldamento con l'orecchio teso ad
ascoltare i doloretti di muscoli e tendini che "si lamentano" di averli
costretti a correre anche questa domenica dopo aver già sofferto (nel mio caso
davvero troppo) la domenica precedente.
Tensione a mille prima dello start, Paolo è in
trance agonistica e si eclissa inserendosi tra il gruppo di testa, io, Denis e
Patrizio spariamo numeri a caso nel dichiarare la velocità che
terremo.
Parto veloce, non mi sembra nemmeno di fare fatica,
i miei compagni mi chiedono di rallentare ma io li chiamo con me e li invito a
tenere il mio passo. Tutto sembra funzionare bene fino al ristoro del 10 km.
Faccio 2 passi sorseggiando un po' d'acqua ma quando ricomincio a correre la
testa comincia a girarmi, esce anche il sole che assieme alle 4 gocce di pioggia
di qualche minuto prima porta il tasso di umidità a livello di foresta
tropicale.
Al tredicesimo sbuffo come una locomotiva, di questo
passo posso durare solo un paio di chilometri, scorgo Paolo affaticato quanto
me, raccolgo le ultime energie e lo supero ostentando freschezza, forse speravo
in qualche droga psicologica, ma quando il fisico dice basta ... non c'è stimolo
che tenga. Stringo i denti fino la ristoro del 15^ km. e la mia corsa finisce
lì. Cammino per qualche centinaio di metri, mi supera Patrizio, trotterello per
un altro chilometro poi di nuovo al passo. Al 17 mi risorpassa Paolo, lo lascio
andare ormai cerco solo di arrivare alla fine il meno sconvolto
possibile.
Nonostante le lunghe camminate ho accumulato un
discreto score nei chilometri precedenti e quando mi accorgo che posso stare
sotto l'ora e quaranta, la dignità mi impone di salvare la faccia e, come ai bei
tempi, faccio un duemila in progressione degno di chiamarsi tale.
Finirà in 1.38.32 ... il solito tempo insulso
realizzato in una gara che comunque mi ha insegnato che ... chi troppo vuole
...
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