Ma facciamo un passo indietro, anzi
diversi passi indietro. Più precisamente quanti ne occorrono per visitare a
piedi Roma in lungo ed in largo e correre un mezza maratona da Roma – Eur a
Ostia Lido.
Ore 3.15 di Venerdì mattino, dopo
una notte agitatissima per paura di non riuscire a svegliarmi, al suono
dell’Iphone mi catapulto giù dal letto, dato che se avessi indugiato un solo
instane in più probabilmente non sarei più riuscito a trovare il coraggio di
alzarmi.
Il paese dorme ancora, solo qualche
irriducibile del venerdì sera si attarda per le vie illuminate. Passo da
Gianluca con un insolito anticipo di 10 minuti, pochi ma abbastanza per
innescare quello che diverrà il tormentone di tutta la nostra “vacanza”
romana.
Alle cinque meno un quarto siamo
puntualmente la casello di Villamarzana, il pullman con i “ragazzi” di Bovolone
capitanati da Giancarlo Barbieri arriva e ci raccoglie. Il viaggio senza Denis
“Zizza” non è la stessa cosa ma approfittiamo, tutti, per concederci una
corroborante dormita fino alla prima sosta in autogrill.
Arrivati a destinazione passiamo
subito all’expo, che quest’anno è allestito anch’esso in zona EUR e ci permette
di arrivare sul posto con una discreta facilità. Dopo aver ritirato pettorale,
maglietta e sacca per gli indumenti inizia il calvario dello “Smerd” che si era
accorto di aver dimenticato a casa il portafogli.
Se per il ritiro del pettorale
abbiamo ovviato alla sua mancanza di documenti grazie alla mia lungimiranza, ad
alcuni piccoli espedienti ed al alcune decine di firme che uno zelante addetto
alla consegna dei pettorali mi ha costretto a fare, con le quali è probabile mi
sia assunto anche la responsabilità della fame nel mondo e del terremoto ad
Haiti – il peggio è arrivato nella zona expo dove catturato dagli stand più
disparati come Ulisse dal canto delle sirene, il Gian ha dovuto trattenersi e
soffrire le pene dell’inferno per rinunciando ad acquistare ogni ben di dio gli
venisse proposto.
Una volta espletate le formalità
podistiche, ci siamo concessi una doccia veloce, abbiamo indossato i panni dei
turisti e ci siamo avventurati in un tour de force per le vie romane. Abbiamo
visto tutto! Passando con estrema disinvoltura delle antiche vestigia
dell’impero romano, ai negozi più IN; dall’incanto della cita dell’altare della
patria, al fascino del marketing orientale in via del corso; dalla maestosità
della scalinata di trinità dei monti, alle turiste che ci stavano sedute sopra.
Abbiamo ammirato con la medesima meraviglia le spoglie di Raffello Sanzio al
Pantheon e il prosciutto della valle del Tevere esposto nella salumeria di
fronte, la stessa estasiata reazione per le fontane del Bernini di Piazza Navona
che per i saltimbanchi che allietavano i turisti presenti.
Dopo una cena, che del pasto pre –
gara non aveva nemmeno la più pallida sembianza, a base di spaghetti cacio e
pepe, scamorza affumicata con prosciutto e mozzarella di bufala, il tutto
annaffiato da un ottimo Montepulciano d’Abruzzo, ci siamo trascinati (con lo
stomaco asfaltato) verso l’hotel per dare il meritato riposo alle stanche
membra.
Arriva inesorabile la sveglia
mattutina, dovremmo anche correre, è per questo che siamo venuti a
Roma.
Colazione veloce, consegna delle
borse al pullman che le porterà ad Ostia, ultimi accorgimenti e breve briefing
su come vestici e poi lentamente ci portiamo alla partenza.
Lo start di quest’anno viene dato in
tre ondate (NYCM style), per permettere a tutti di correre anche nei primi
chilometri che notoriamente costringevano quelli che partono indietro come noi a
parecchi minuti di “processione” . Gian è visibilmente provato dal giorno
precedente, io ho gli occhi che mi bruciano un po’ e la lingua felpata ma
nessuno dei due ha intenzione di fare la gara della propria vita e decidiamo di
impostare una tattica attendista piazzandoci dietro le bandierine dell’ 1:40
fino al 10 km. 
Una volta superata la “barriera”
della grande salita del Presidente che dal km 6 porta alla fine del 7^, sulle
ali della conseguente discesa provo ad accelerare per lasciare indietro i
pacers, Gian mi segue ed al ristoro dei 10 km mi sorpassa mentre io mi fermo a
bere.
Rimaniamo insieme ancora per qualche
chilometro poi nonostante le mie esortazioni mi lascia andare avanti tenendomi
d’occhio. Libero le ultime energie residue dato che , forte dell’esperienza
dello scorso anno, so che gli ultimi 2 chilometri saranno durissimi e cerco di
dare il massimo sul lungomare di Ostia. Inanello un paio di 4.15 ma al giro di
boa la mano invisibile del vento mi blocca praticamente sul posto rendendo
quell’ultimo 2000 un vero interminabile calvario.
Finisco in 1h.37’.49” , qualche
secondo meglio dello scorso anno, un tempo che mi lascia pienamente soddisfatto
considerando la condizione con cui mi ero presentato all’appuntamento e la
movida romana vissuta il giorno prima . Gianluca arriva di li a poco, lo cerco
con lo sguardo, avvolto in un telo dorato che mi protegge dal gelido vento che
sferza i podisti stremati.
Torniamo verso casa dopo una doccia
veloce in albergo, commentando le prestazioni dei bravissimi atleti veronesi che
ci hanno accompagnato in questa avventura nella città eterna e arriviamo a casa
per l’ora di cena quasi senza accorgercene …
E’ domenica sera, dopo aver cenato,
crollo esausto sul letto e spengo la luce.